19/06/2012

Dois Ícones

à Ana, que me fez ver a Trinità do Masaccio

Andrei Rublëv, Trindade (1425-27). Galeria Tretyakov, Moscovo.

All'Eterno 'in sé' di Dio, 'prima' di ogni tempo e di ogni creazione, corresponde la sequenza dell'atto di fede. Ed é secondo il suo ritmo che la scena viene articolata. Il primo Angelo, a sinistra di chi guarda, è il Padre; nel mezzo del simbolo trinitario siede il Figlio; alla nostra destra lo Spirito. Il Figlio, dunque, è alla sinistra del padre! 'Inversione' che rende subito visibile la non 'spazialità' delle Persone; nell'ambito del loro rapporto, della loro Relatio sovra-essenziale, le coordinate spaziali non hanno alcun valore e l'icone è chamata a svelarne continuamente la mera conenzionalità. Figlio e Spirito rendono evidente l'identità del Padre piegando il capo verso di Lui. «E il Logos era pròs tòn theón» (Gv, 1, 1): non solo apud, ma anche 'verso', rivolto-a. Il Logos non sta semplicemente accanto al Padre, ma si muove da Lui, inviato da Lui, via da Lui, e proprio in questo movimento procede verso Lui. Nessuna traduziona mai del primo versetto di Giovanni è stata più fedele di questa di Rublëv!

[...] il 'miracolo' consiste nel fatto che questo rivolgersi del Divino, in sé e per noi, qui si manifesta in perfetta quete, come da sempre e per sempre risolto, aionicamente contemplato. Questa la Vida divina che è tutto in tutti; ogni storia, ogni evento 'giudicato' in essa, da sempre compreso nel suo pléroma. Ma che cosa è necessario 'cancellare' per pervenire a una tale perfetta presenza del simbolo? L'evento - il volto nella dimensione dell'hic et nunc, il fatto cosè come còlto nel suo divenire, come momentum. Sí, in quel calice, che è il centro del Cerchio divinio, si trova il corpo del Crocefisso, ma non può esservi il suo volo nel momento dell'ultima ora, del grande grido. Vi é la forma del Figlio, 'verso' Dio e Dio «en arché», fin nell'Inizio, incarnato-e-risorto, crocefisso-e-vincitore dell'ultimo nemico. Miracolosa presenza della forma, ripetiamo - ma la presenza dell'evento é 'cancellata'. Plotino lo aveva detto: l'artista che voglia rendere visibile l'Invisibile dovrà 'cancellare tutto', ovvero: purificare al fuoco della Sophia la sua visione da ogni contingenza, da ogni passione.

Masaccio. Santa Trinità (1425). Santa Maria Novella, Firenze.

Ma la passione della Croce può essere considerata momentum? e può il volto del Figlio 'cancellare' tutti i segni della sua passione? L'incarnazione, in tutti i suoi momenti, rimane essenziale all'essenza della Vida divina o si trasfigura risolvendosi in Luce taborica? Tuttavia, l'icona celebra la cena eucaristica, e dunque il rinnovarsi autentico di quel sacrificio. Ma quel sacrificio può rinnovarsi daavvero senza i segni della reale passione? Rublëv sapeva, certo, che lì, al centro dell'altar>e, sta la Croce; ma lo 'sapeva' soltanto. Non vede il grido dell'abbandono; non vede la natura tutta che geme con Lui fino alla fine dei giorni. L'Occidente 'caccia' il proprio sguardo nella tragedia della storia che tontinua, del 'tempo che resta' ma 'conosce' appena la Pace escatologica dell'accoglienza e del colloquio nello spirito. La prima via conduce ad una simbolicitá sempre più astratta, formale e, alla fine, morta; la seconda al completo oblio del senso di quella Pace e della potenza del suo appello. Per restare a questa epoca, tale metafisico contrasto si manifesta già, inesorabile, tra la Trinità di Rublëv e quella del Masaccio. Paradossale coincidentia oppositorum, relazione-pólemos di occidente e Oriente europeo, di Europa e Rus' erede di Bisanzio!

Massimo Cacciari. Tre icone, Adelphi (2008).

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